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  • Immagine del redattoreDr. Carlo Rando

CoVID-19, Spermatozoi, Testosterone


Quando il CoVID-19 entra negli spermatozoi può indurre alterazioni che li uccidono o li rendono inefficaci.
Il CoVID-19 induce danni al DNA degli spermatozoi e può ridurre il testosterone

In relazione alla maggiore diffusione del virus nella popolazione maschile minore di 40 anni gli studi pongono l'attenzione per gli effetti dell'infezione sulla fertilità maschile.


L'infezione dà maggiori problemi nei soggetti con bassi livelli di testosterone ma che anche alti livelli facilitano la diffusione virale per aumento dei recettori virali specifici (ACE2 e TMPRSS2). Tali proteine sono fortemente espresse nelle componenti del testicolo e della prostata e possono facilitare l'ingresso del virus che così può modificare negativamente la funzione delle cellule di Sertoli (il supporto alla linea germinale), delle cellule germinali stesse (gono e spermatociti, spermatozoi), delle cellule di Leydig (le cellule ormono-secernenti).


Inoltre l’iper-reattività infiammatoria indotta dal virus induce la presenza di molecole (le citochine infiammatorie) che hanno azione negative sulle componenti testicolari e prostatiche con significativi difetti nella produzione degli spermatozoi, soprattutto integri e mobili progressivi, e nella produzione equilibrata degli ormoni e in particolare del testosterone.


Le valutazioni svolte di recente hanno dimostrato che negli uomini che hanno contratto il CoVID-19, in generale se sintomatico o ancora di più con un significativo sviluppo clinico della malattia, le modificazioni della funzione genitale nei suoi diversi aspetti può protrarsi a lungo (la cosiddetta sindrome long-covid) e per ora i dati si fermano a 9 mesi dalla guarigione, tempo in cui ancora si osservano gli effetti negativi sia nella secrezione del testosterone che nella produzione spermatica.


Occorre quindi che gli uomini in età fertile considerino sempre un controllo delle condizioni del loro apparato genitale tramite le ecografie doppler pelvico-prostatica e testicolare e tramite un completo spermiogramma.


E’ possibile che, in ragione della gravità clinica della malattia e/o della maggiore sensibilità alla azione genitale del virus e/o delle citochine attivate, la azione negativa possa richiedere tempi significativamente maggiori per recuperare la normalità e che pertanto sia utile avere un quadro preciso e nel caso supportare il recupero dell’equilibrio per il tempo necessario.


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