La valutazione dello spermiogramma, in termini di capacità fertile, è spesso insufficiente in quanto il solo parametro delle forme normali e/o della mobilità non sono in grado di indicare il vero stato degli spermatozoi.
Un dato oggi fondamentale è sapere quanti spermatozoi hanno un DNA alterato (frammentato) e che quindi impedisce loro di essere efficaci in termini di fecondazione, ma soprattutto di fornire un patrimonio genetico sano.
I test per tale determinazione sono diversi e il test più semplice, ma altrettanto efficace, è l'Halosperm Test.
E' un test che rompe i legami proteici del DNA e se questo è integro (non spezzato), si apre a fiocco (vedi immagine a sx), viceversa di disperde nella soluzione (vedi immagine a dx). Contati così i due tipi di spermatozoi, si effettua il rapporto determinando la percentuale di quelli con DNA frammentato.
Questa deve essere <30% con una concentrazione di spermatozoi ≥20 mil/ml, <20% con una concentrazione di spermatozoi <20 mil/ml.
Va tenuto presente che questo test non identifica le alterazioni della sequenza delle informazioni (mutazioni, perdita o modificazioni di esse), quindi non identifica le condizioni genetiche ereditarie per le quali occorre eseguire test più complessi di ricerca con la PCR.
L'esame va sempre eseguito nel contesto dello spermiogramma di base e consente di meglio definire il quadro e "invitare" a determinare le ragioni del problema e a mirare meglio la terapia.
Per l’analisi della frammentazione del DNA (DFI) è possibile rivolgersi allo studio del Prof. Dr. Carlo Rando, in viale Monza a Milano.
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